giovedì 23 giugno 2016

Fermare i No Tav: studenti sequestrati, ricercatrice condannata

Martedì mattina, per ordine del giudice che ha accolto la richiesta del pm Rinaudo, a più di venti appartenenti e solidali al movimento No Tav sono state notificate altrettante ordinanze di misura cautelare, che vanno dall’obbligo di firma giornaliera alla pg agli arresti domiciliari con restrizioni. Contemporaneamente, due giovani studenti universitari, Vincenzo e Lorenzo, presenze generose e costanti all’interno del movimento notav, venivano sequestrati per ordine del medesimo pm e trasferiti in carcere in condizione di totale isolamento, con lo specifico divieto di comunicare con il proprio avvocato. Vincenzo e Lorenzo sono stati letteralmente sequestrati: prelevati dalle loro abitazioni, portati via senza che nessuno si preoccupasse di informare le famiglie sulle sorti dei rispettivi figli. Non hanno potuto parlare con l’avvocato, né questi andare a colloquio con loro; è probabile che non siano stati neppure informati delle accuse a loro carico e che non abbiano potuto ricevere telegrammi. L’operazione che ha portato al sequestro dei due giovani studenti è congiunta a quella della stessa mattina, che ha visto più di venti notav posti sotto misure cautelari.
Eppure Vincenzo e Lorenzo, costretti ad una privazione della libertà così estrema, non sono in arresto, bensì in stato di fermo. Nello specifico, ciò vuol dire che il pm con l’elmetto Rinaudo, dopo che un giudice aveva già rifiutato l’identificazione dei due giovani fornita dalla polizia torinese e la conseguente richiesta di misure cautelari della pubblica accusa, ed in seguito ad un’altrettanto irrilevante - ma fastidiosa - perquisizione a casa loro, ha forzato la mano ritenendo di poter sequestrare i due ragazzi nella speranza che un differente giudice convalidasse l’arresto entro 48 ore (limite temporale disposto dalla legge per tramutare un fermo in arresto).

Nel pomeriggio abbiamo ricevuto la bella notizia della scarcerazione di Lorenzo, mentre siamo ancora in attesa di aggiornamenti sulla situazione di Vincenzo.

La natura di questo fermo è dunque a dir poco ambigua: dopo un anno dai fatti contestati, dopo ben più di sei mesi di indagini, dopo il rifiuto del giudice addetto alle indagini preliminari, rispolverando il vetusto e desueto - nonché inappropriato - art. 104 del codice di procedura penale, il pm Rinaudo decide di ergersi ad imperatore della giustizia e si attribuisce pieni e totali poteri. “Sussistono granitiche certezze di colpevolezza” dice Rinaudo, ma le prove non le ha trovate - non che sia mancato l’impegno a tal fine.

Insiste, parla di “grave rischio di fuga per due soggetti privi di legami sociali” il pm mercenario. Eppure entrambi i ragazzi - studenti lavoratori in piena sessione d’esami e con sudati impieghi lavorativi (non sarà questa la sede in cui parleremo di lavoro precario e in nero, anche se...) - avevano appena subito una perquisizione di polizia nelle case dei propri genitori, le stesse case in cui sono cresciuti, dove sono radicati i loro affetti e dove l’altro ieri sono stati facilmente trovati dalla polizia. Complimenti quindi al dottor Rinaudo, che nell’Italia 2016 è riuscito a scavalcare giudici e giurie e a far desaparecire due giovani militanti politici a lui - ed ai suoi amici - invisi. Complimenti anche al Procuratore Capo, che solo pochi giorni fa lamentava carenza di personale al Palagiustizia ed ora sembra aver trovato a sua disposizione un robottino tuttofare capace con una sola ordinanza di risolversi accusa, giudizio e difesa.

Il sequestro dei due studenti avviene pochi giorni dopo un altro inquietante fatto. Il Tribunale di Torino ha infatti recentemente condannato Roberta, studentessa dell'Università Cà Foscari di Venezia, per “concorso morale” in un’iniziativa No Tav, in quanto si è macchiata della compromettente colpa di utilizzare la persona del “noi” nella narrazione della sua tesi di sociologia sulla popolazione valsusina (al riguardo rimandiamo all’appello lanciato da Effimera). L'ennesimo processo contro chiunque voglia narrare le ragioni del movimento notav - ci provarono anche con Erri De Luca, ma a quanto pare la fama ha più leva sui giudici torinesi di qualsiasi argomentazione logica - si combina adesso con un inaccettabile attacco alla libertà di ricerca. È evidente come coloro che vengono a vedere coi propri occhi cosa accade in Val Susa - sia per partecipare attivamente alla lotta che attraversa questo territorio, sia per raccontarla al mondo - diventino automaticamente una minaccia diretta all'establishment del Tav, un pericolo da imbavagliare o addirittura far scomparire.

È altrettanto evidente che continuare a non voler vedere questa situazione si conferma una scelta di campo. Ci riferiamo ora al Rettore Ajani, che continua a ripetere come un’infantile filastrocca imparata a memoria che lui non può interagire con la Procura. L’onorevole Rettore non solo non si è mai scomodato dalla sua poltrona per garantire la salvaguardia dei suoi studenti e la garanzia del loro diritto allo studio, ma si arrocca in questo vile neutralismo in cui non prende posizione, non rilascia alcuna pubblica dichiarazione né esprime sgomento.  Spaventosamente, da queste ultime vicende emerge sempre più innegabile l'accanimento con cui la Procura di Torino ha deciso di abbattersi sul movimento notav. Un accanimento che si costruisce con la punizione di chiunque osi semplicemente avvicinarsi con intelligente curiosità alle ragioni e alla vita del movimento, ma che soprattutto si è spinto fino a calpestare e tradire i fondamenti stessi su cui si basa la (supposta) giustizia del suo stesso ordinamento giuridico (uno su tutti il diritto ad essere assistito da un avvocato e a potersi difendere dalle accuse).

Si svela così illegittimo un potere, che pur di mantenersi tale, tradisce le regole che lui stesso si è imposto. Vogliamo denunciare quello che sta succedendo a Vincenzo, Lorenzo e Roberta. Non imploriamo nessuno: i giudici pretendono la redenzione di chi si ribella, noi continuiamo a lottare contro le ingiustizie. Vogliamo smascherare come per l’ennesima volta la procura non agisca per difendere la “democrazia”, la “legalità” o “l'immagine della nazione”, ma solo gli interessi dei poteri forti che distruggono e devastano i territori e le vite dei loro abitanti per mantenere lo status quo delle cose. Le mafie nel cantiere Tav, San Paolo e fondazione CRT con le mani sulla città ringraziano in coro Rinaudo che controlla e punisce chi alza la testa e la voce (in merito a ciò, alleghiamo il dossier effettuato da notav.info sulle “amicizie” del cosiddetto pm con l’elmetto).

In ultima istanza, ci chiediamo a chi parli implicitamente questa nuova maxi-operazione di arresti: che sfumatura assume questo attacco al movimento notav, nelle sue variegate componenti ed espressioni, subito dopo il cambio del sindaco torinese?  Il Tav, oltre ad essere un'opera inutile, è un'operazione illegittima. Inteso come gruppo di eterogenei interessi economici e politici, il Tav si conferma sistema che si autoalimenta ed è in grado di arruolare soggetti fra sé assai differenti (Esposito, Numa, Rinaudo, Padalino; questura, procura, fondazioni bancarie, imprenditori del cemento, interessi mafiosi, ecc.), ma accomunati dalla celerità con cui soddisfano le richieste presentategli dall’alto, in cambio di una minima parte di potere proveniente da quell’impianto che contribuiscono ad arricchire. Sul Tav - l’abbiamo sempre detto - si costruiscono le carriere e questo Rinaudo lo sa bene. Ci chiediamo in cosa avrebbe potuto specializzarsi, altrimenti, l’abile dottore.

Opporsi alla Tav vuol dire garantire a tutte e a tutti un futuro di libertà.
Vincenzo libero - NOTAV LIBER* TUTT*
#libertàdistudiare #libertàdiricerca